POMODORI VIOLA FRITTI (in arrivo) ALLA FERMATA DEL TRENO.  di Veronica Palmeri

POMODORI VIOLA FRITTI (in arrivo) ALLA FERMATA DEL TRENO. di Veronica Palmeri

 

 

POMODORI VIOLA FRITTI (in arrivo) ALLA FERMATA DEL TRENO

Partiti dai laboratori UK, coltivati nei campi canadesi, e già ripartiti in direzione Europa, l’ultima diavoleria della sperimentazione OGM: pomodori violacei correlati da tutti gli “anti” spauracchi del caso: anti-ossidanti, anti-cancerogeni, anti-infiammatori… e ovviamente anti-natura.

La trama: c’era una volta in Gran Bretagna, un posto chiamato John Innes Centre and Sainsbury Laboratory vicino Norwich, dove esimi ricercatori hanno speso due anni e novecentomila sterline (dei fondi per la ricerca stanziati dalla Comunità Europea), per sperimentare dei pomodori alieni. Dentro una provetta fecero incontrare il nostro amato pomodoro rosso, status symbol della cucina mediterranea, e il fiore bocca di leone. Dal loro amore artificiale nacque un seme pieno di antiocianina, un antiossidante naturale. Ma il Vecchio Continente, severo e restrittivo riguardo alle normative in materia di coltivazioni OGM, non permise al seme di attecchire su territorio europeo, così pomodoro, bocca di leone e seme in provetta, arrivarono nel Nuovo Continente. Il seme pomo-fiore venne piantato e coltivato nella celebre New Energy Farms in Ontario (Canada), e dopo un paio di mesi nacque l’ortaggio prodigio: viola come un mirtillo e tondo come un pomodoro. I ricercatori inglesi e i coltivatori canadesi urlarono al miracolo, bandendo per il web e le riviste scientifiche la notizia della nascita miracolosa e annunciando al mondo intero: È nato il pomodoro viola, super-resistente ed anti-cancro!”. Fu così, quindi, che la coltura bio-tech, dopo il salmone OGM, il mais OGM, la soia OGM, la mela sempreverde OGM, regalò alla popolazione mondiale la pummarola viola.

Tornando alla realtà: adesso esistono anche i pomodori viola! Duemila litri di succo di questo pomodoro, ottenuto da 5mila metri quadrati di coltivazioni geneticamente modificate, sono in arrivo in Gran Bretagna per verificarne le proprietà benefiche (o scongiurarne quelle malefiche). «La cosa più sorprendente» ha dichiarato Paul Carver, CEO di New Energy Farms «è la possibilità di fornire un elemento presente in natura in maniera più economica per i prodotti alimentari, i mangimi, i cosmetici, i coloranti alimentari e la farmaceutica». Il pomodoro viola dovrebbe arrivare sul mercato statunitense entro due anni. La speranza della biologa Cathie Martin, a capo del progetto anglo-canadese, è quella di vedere allargato il mercato dei “super pomodori”, cominciando da altri alimenti di uso quotidiano come la passata di pomodoro utilizzata per pasta e pizza, e dichiara: «Con questi pomodori viola è possibile ottenere gli stessi composti che sono presenti nei mirtilli neri e nei mirtilli rossi, che conferiscono benefici per la salute, ma è possibile aggiungerli agli alimenti che la gente mangia in quantità significative e sono ragionevolmente accessibili. Spero che questo servirà come un prodotto all’avanguardia dove le persone possono avere accesso a qualcosa che è geneticamente modificato, ma possiede benefici per tutti».

Prima di chiederci se questo “mostro salvavita” valicherà anche le frontiere del mercato europeo, vorrei soffermarmi sulla sua possibile funzione nella nostra vita. Il pomodoro Ogm rispetto alla sua versione naturale rossa – e rispetto anche ai fratelli con colorito violaceo/nerastro già presenti in commercio e ottenuti dall’innesto naturale di diverse specie di pomodori (che solo nella buccia presentano quantitativi maggiori di antiocianina) – in sostanza, si conserva meglio e contiene antociani nella sua polpa. Gli antociani sono glucosi naturali in grado di reagire con gli ossidanti come l’ossigeno molecolare e i radicali liberi, riducendo così i danni che queste molecole possono provocare alle cellule e ai tessuti. Grazie alle loro spiccate proprietà antiossidanti, vengono da alcuni paragonati ad un vero e proprio antidoto naturale contro l’invecchiamento. Razionalizzando i termini miracolistici di questa affermazione, la proprietà più interessante degli antociani riguarda l’azione protettiva sul microcircolo. Per questo motivo il succo di mirtillo, che rappresenta la principale fonte naturale di glicosidi antocianici, viene consigliato per combattere la fragilità capillare; inoltre, grazie alla sua azione antiedemigena, è molto utile per risolvere i problemi di ritenzione idrica. Ai glicosidi antocianici vengono attribuite proprietà antinfiammatorie ed antiaggreganti piastriniche che, unitamente all’azione vasodilatatoria ed antiossidante, costituiscono un vero toccasana per l’intero sistema cardiovascolare. Un adeguato consumo di alimenti ricchi in antociani contrasta gli effetti dell’ipercolesterolemia. Infine, gli antociani hanno azione scavenger (scova rifiuti) sui radicali liberi e sono quindi importantissimi per il benessere generale dell’organismo (protezione dagli agenti cancerogeni) e per rallentare l’ineluttabile fenomeno biologico dell’invecchiamento. Ciò che mi fa riflettere è che, da anni, ci sono scaffali pieni in supermercati, farmacie, erboristerie, di prodotti ed integratori a base di mirtilli e uva rossa, pronti ad essere comprati e quindi consumati da tutti quei pigri che non hanno voglia di adeguare la propria dieta a fabbisogni salutisti. E per i meno pigri basti sapere che le fonti naturali più ricche di queste miracolose sostanze, contenute dal pomodoro viola OGM sono: i frutti di bosco, le melanzane, l’uva scura, la bietola rossa, i fiori di malva, il carcadè, le arance, le ciliege, le mele, le fragole e le pere. In linea generale tanto più il colorito (rossastro o bluaceo) è intenso e tanto maggiore è il prezioso carico di antociani. Dunque mi chiedo: che bisogno c’era di creare un pomodoro OGM se di ortaggi e di frutti ricchi di queste sostanze era già piena la natura? Non è più semplice mangiare questi alimenti stagionalmente?

Domande a parte, pare che in Europa il pomodoro viola non entrerà tanto facilmente. Sono sempre più forti, infatti, le manifestazioni contro le multinazionali titolari dei brevetti (come la Monsanto) e le perplessità dei consumatori. La pummarola Ogm, ad esempio, non piace a 7 italiani su 10 che, secondo la Coldiretti, ritengono gli alimenti modificati meno sicuri di quelli tradizionali. Figuriamoci se si tocca il prodotto simbolo della dieta mediterranea.

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