Potere psichiatrico in Sicilia. Una storia di fantasia. di Salvatore Massimo Fazio

Potere psichiatrico in Sicilia. Una storia di fantasia.
di Salvatore Massimo Fazio

 


Potere psichiatrico in Sicilia. Una storia di fantasia

In questo racconto è riportato una dialogo tra un politico di professione e un cittadino disoccupato.
È fittizio, tutto frutto di fantasia… ispirato dalla società in cui si vive.

Eccomi qui a 42 anni. Come la società comanda.
No questa è un’altra storia.
O forse no.

Ho 42 anni e da almeno 10 lavoro nell’area cooperazionale. Mi son dato tanto da fare per portare avanti assieme ad altre 13.000 persone circa, il mantenimento del posto di lavoro. Chiarisco. Non quel posto di lavoro, che negli anni ‘80 da bimbo sentivo dire “un diploma di geometra ed entri al catasto e ti sei sistemato per tutta la vita”, no no, quello non mi appartiene, manco ce l’ho il diploma di geometra e credo che non tutti coloro che lo abbiamo lavorino al Catasto e lo posso affermare a gran voce, generazioni che si susseguono lasciano all’erede il posto di timbra carte. E va bene. Così si combatte parte della disoccupazione. Dicevo, lavoro nella cooperazione, quella socio sanitaria, che per virtù e volontà di chi siede nella stanza dei bottoni, diventa socio assistenziale. Certo, v’è differenza. La socio sanitaria vive coi contributi regionali dell’assessorato alla salute, quella socio assistenziale con quelli dei Comuni. Si distingua. I Comuni ricevono i soldi dalla Regione, questi soldi ad esempio vengono ripartiti per cooperative che attivano servizi psichiatrici, es. una comunità alloggio per disabili psichici, dove la persona, punta alla risocializzazione dopo un periodo abbastanza lungo trascorso in una Comunità Terapeutia Assistita. Ops… e cosa è una CTA? Spieghiamolo. È una struttura, a Catania ce ne sono appena 17 (appena???) con moduli a 40 posti letto. Quarantapostiletto???  È illegale. Lo so, infatti negli ultimi tre anni tra sbattimenti vari, alle CTA è stato imposto di dimettere gli utenti in esubero, che tutta la vita hanno trascorso nelle CTA, casa loro per intenderci, che portassero lo sforamento di 20 posti letto. In sintesi la metà.

E dove vanno a finire tutte le persone coi loro disagi psichici? Decreto dell’assessore Lucia Borsellino: “nei moduli socio riabilitativi, rappresentati dalle Comunità Alloggio”. Ops… ci si era persi. E le comunità alloggio cosa fanno? Con l’acqua alla gola non possono che accogliere, però devono adeguarsi a nuovi standard – non è così difficoltoso – perché col passaggio di un persona dalla CTA alla comunità alloggio, certamente il socio sanitario ingloberebbe anche le comunità alloggio. Ma chi sono queste comunità alloggio e cosa vogliono?

Sono quelle case a dimensione familiare dove non vivono più di dieci persone con disagio psichico che però puntano alla risocializzazione grazie alla gran fatica che fanno i lavoratori. Ma perché la gran fatica ci chiederemmo. Perché le strutture quelle illegali, che si sono legalizzate, prendono la quota giornaliera, dalla Regione, che è più del triplo di quella che prendono le comunità alloggio dai Comuni, che sono al collasso e che pertanto non riescono a pagare. Questo meccanismo porta a chiusure di comunità che sono per lo più nate da gruppi di persone che hanno saputo far cooperativa. Essendoci un errore con le CTA, l’assessore Borsellino ha pensato bene di dare il valore al merito di ciò che le comunità alloggio svolgono da tantissimi anni. Con la nascita di un comitato regionale, e sapendo che si prospettava il passaggio di molti utenti dalle CTA alle comunità alloggio, tantissime cooperative della Sicilia si sono riunite per chiedere il passaggio sotto la “protezione e finanziamento” dell’assessorato alla sanità, quello stesso assessorato che dà il benestare per il finanziamento per ogni singola persona che vive nelle CTA, direttamente dalla Regione. Nonostante tutto il gran casino, non v’è modo più semplice di spiegarlo se non guardare e leggere attentamente i decreti, i verbali delle udienze presso Palazzo dei Normanni… nonostante tutto….. COLPO DI MANO e mai coupè de theatrè. Trascorrono gli anni, e chiudono le cooperative che non hanno più soldi, perché in primis i comuni non pagano e in secundis le persone che le hanno fondate hanno finito tutti i loro risparmi per rendere sino alla fine dignitosa la vita degli ospiti della comunità alloggio, frattanto, un nuovo sistema si impone. Il modulo socio riabilitativo lo si crea in casa… delle realtà finanziate dalla Regione. Lo spiego meglio. Al piano superiore di una villa io ho 20 posti letto a norma, al piano inferiore altrettanti. Dopo i 72 mesi, prima erano 54 mesi, che una persona non poteva star dentro una struttura finanziata dalla Regione, ho l’obbligo di dimetterla, a favore delle comunità alloggio in quanto quest’ultima rappresenta il modulo socio-riabilitativo e dove la retta che viene pagata giornaliera da un Comune disperato è di circa 67 euro, contro i 200 e oltre dell’altro tipo di struttura che gli giungono dalla Regione direttamente. E allora, MAGIAAAAA il modulo socio-riabilitativo lo trasformo, mica rimango con un piano della mia villetta vuoto. Pertanto al piano superiore ho la mia bella e decorosa e ricca struttura con 20 posti letto, al piano inferiore, lor signori che poggiano il culetto sulla poltrona più ambita d’Italia mi hanno dato un aiuto fondamentale, uccidono le comunità alloggio che pesano tanto ai Comuni e abbassandomi la retta, alla quale sono abituato da circa un trentennio per il mio secondo modulo nella mia struttura finanziata dalla Regione, ma sempre superiore a quella delle comunità alloggio e trasformano il mio piano inferiore nel modulo SOCIO-RIABILITATIVO. Fantastico, non si perdono posti di lavoro… in 17 strutture chiamiamole così regionali. E gli oltre 13.000 esseri umani tra operatori e utenti che hanno realizzato, svolto, creato e iniziato il percorso con 2 quattrini che fine fanno. Ma chi se ne fotte di quelli. Quelli disturbano i Comuni e noi i soldi ai Comuni li possiamo dare in base al colore dei nostri amici accomodati a far i sindaci o gli assessori o i consiglieri e in base a ciò che propongono.

“Ma quelli delle cooperative, mica campano con tanti soldi… addirittura non ci arrivano proprio semestralmente a prendere più di uno stipendio che è già ridotto rispetto agli altri, che razza di sinistra sociale è?”

“Vedi caro amico, le cose si sistemeranno, quando non lo sappiamo, ma si sistemeranno”

“Ma dai calcoli fatti e sulla richiesta delle cooperative che hanno comunità alloggio, per la Regione vi sarebbe un risparmio di circa 7 milioni di euro l’anno: un notevole tesoretto…”

“Lascia stare… non importa… al posto delle comunità alloggio nasceranno i Gruppi Appartamento che danno libertà e autonomia totale agli utenti, con uno spreco di denaro pubblico molto basso. Se ad un Comune un utente della comunità alloggio costa circa 1.800 euro mensili, un utente dei gruppi appartamento costa 700 euro”

“Vero! Ma dove sono questi utenti che possono vivere in gruppi appartamento praticamente senza assistenza se non un operatore al giorno per 4 ore e un assistente sociale per 4 ore SETTIMANALI che fa anche da responsabile?”

“Ce ne saranno almeno un centinaio…”

“…anche 120, ma su 9000 circa…”

“Ma tu pensa al risparmio per i Comuni”

“Io penso al risparmio se tutto ciò che riguarda psichiatria passa sotto l’ala del finanziamento regionale, così da togliere le grane ai Comuni e – nuovamente – aver un risparmio globale di circa 7 milioni di euro”

“Non fare il monellino…”

“No non lo faccio, ma sai come funziona, ho 42 anni, vorrei metter su famiglia, vivo con gli stipendi a sofferenza perché i comuni non pagano, la mia famiglia di origine mi ha fatto studiare, mi ha aiutato… insomma un po’ come accadde a Giulio Andreotti, ma non è che volete farci pagare i 40 anni di disagio andreottiano?”

“… questa è una pericolosa psicosi”

“ma la psicosi che prosegue con schizofrenia attraversata da nevrosi, si erge a causa anche di codeste dinamiche incomprensibili. La mia su Andreotti era una battuta… ”

“… eh si… si deve star molto attenti alle parole…”

“Ma anche ai decreti firmati e timbrati dagli organi istituzionali”

“Mi minacci?”

“Minacciare? Ce l’ho in mano il decreto mai attuato… e pubblicamente il colpo – sempre – di mano lo avete praticato. Avete risolto la questione dei moduli a 40 posti, inventandovi il modulo socio riabilitativo, quando voi medesimi sapete che già esisteva. Il tutto sarebbe un passaggio di finanziamenti dal socio assistenziale (assessorato alla famiglia), al socio sanitario (assessorato alla sanità) e senza passaggi di denaro ai Comuni”.

“Ma lo so!!! L’ho detto pure in pubblico a quel convegno!”

“E lo so, ti fai bello al convegno, ma nei fatti son trascorsi tre anni e hai riabilitato i già forti uccidendo i piccoli e deboli…”

“… è una democrazia che non è facile da comprendere…”

“… l’ho compresa… eccome! Sono qui a sprecare tempo perché la cooperativa per la quale lavoravo è fallita”.

“Ma dai! E tutti i lavoratori?”

“Mah… una buona parte ha goduto di fama per qualche giorno, si è suicidata ed è finita stampata  su tutti i giornali, un’altra buona parte muore di fame… per non parlare degli utenti… quelli li si trova periodicamente a dormire per strada o che fanno della villeggiatura nei reparti psichiatrici degli ospedali, perché soli, senza più assistenza e sforniti di quel minimo di terapia che erano riusciti a conquistarsi, rispetto al passato quando erano zombie dormienti nelle comunità importanti, si insomma… sprovvisti di tutto ciò che si era creato, come dicono qui dalle nostre parti mpazzenu, ma in verità gli manca tutto e piangono e urlano e allora usano quel trattamento sanitario obbligatorio per qualche giorno e poi li rendono nuovamente liberi…”

“… beh certo una situazione imbarazzante”

“…eh direi!!!”

“Ma tu ce l’hai una laurea?”

“Due”

“E sei senza lavoro?”

“Senza lavoro. E tu?”

“Io mi occupo della polis”

“Ah capisco… per questo guadagni 11.000 euro al mese?”

“Ahhh luoghi comuni… Sai quanto spendo per andare alla sede da casa mia?”

“No”

“Circa 1.600 euro al mese”

“Caspita! Sai quanti ne spendevo io?”

“20, 30… no, quanti?”

“Circa 600 al mese tra benzina e feste e viaggi per accompagnare e ridare dignità sociale agli ospiti. Ne guadagnavo 1100 al mese, quando arrivavano ovviamente…, pensa, un decimo di ciò che guadagni tu”

“Sei un eroe, ce ne vorrebbero persone come te..”

“C’erano… eravamo circa 5000”

“E dove siete finiti?”

“Ma tu ti opponi al test del capello?”

“Eccerto, è una offesa chiedere di sottoporsi per chi rappresenta la polis”

“Capisco”.

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