Presso Uber / Progetto Opera Commons, via Pauloti, 62 – Aci Bonaccorsi (Ct)
G Fast – Venerdì 28 novembre 2014
G-Fast, live, da Milano. Per la rassegna Opera Commons. È possibile (e doveroso!) cenare dalle h 20.30. Inizio concerto h 22.00.
‘Gianluca Fasteni è musicista, cantautore, arrangiatore e produttore. Dal 2010, armato di una vecchia chitarra acustica con sole tre corde e una pedal board equipaggiata per creare, incastrare e sovrapporre loop ritmici, ha creato la one man band che risponde al nome di G-Fast. Il suo primo lavoro autoprodotto, Dancing with the Freaks (El Mariachi Studios Production), viene pubblicato lo stesso anno: ottiene ottimi riscontri di pubblico e critica ed è seguito da un lungo tour di oltre cento date in tutta Italia. I suoi live presentano una scenografia da circo itinerante con “effetti speciali”, dando vita ad uno spettacolo da ascoltare e guardare. Dal 2013 G-Fast è anche in Power Duo con una batteria, la cui potenza ha contribuito alla nascita del nuovo album Go to M.A.R.S., uscito per La Fabbrica/Audioglobe il 21 gennaio 2014.
C’è molta America in Go to M.A.R.S., di quell’America on the road che puzza di fumo e ha il sapore del whisky. L’album propone un viaggio verso il pianeta rosso per allontanarci dalle brutture della Terra a colpi di blues, rock e funk. C’è l’energia, come nella potente traccia d’apertura che dà il titolo all’album, c’è la passione sprigionata da una voce roca e ben calibrata, il tutto suonato con un occhio al passato che da quel tocco vintage all’album. Un suono scarno, senza fronzoli che si fa apprezzare per la qualità e tutto sommato l’originalità, considerando che è un disco italiano che finalmente si stacca dal solito indie che, salvo rare eccezioni, tende a riproporre sempre le stesse soluzioni trite e ritrite.’
Recensione tratta da Losthighways.it
Recensione del concerto di Marina Zabatino per Outsiders
Un uomo, un perché. Un quesito che però ha una risposta certa ed immediata: il rock inside your heart che si cela dietro Gianluca Fasteni, in arte “G-Fast”. Il nome potrebbe evocare l’immagine di un’entità sconosciuta, aliena, celata sotto le spoglie di un ometto con la barba quando invece, ascoltandolo, immagineremmo piuttosto un barbuto Mangiafuoco. “Questo piccolo corpo” (il suo), come lo definisce lui parlando al pubblico, non ha molto da nascondere, ma la sua anima parla, canta, urla, e la sua voce stride insieme alla potenza delle pennate della sua chitarra a tre corde. E non è certo un caso che il suo ultimo lavoro s’intitoli “Go to M.A.R.S.” e che parli di un ipotetico viaggio su Marte in compagnia di dieci personaggi di cui ci racconta le gesta. Un cantastorie dunque che, riattualizzando l’operazione compiuta negli anni ’70 da cantanti e cantautori, fa scorrere nelle sue vene l’attitudine ribelle del rock ‘n’ roll, l’influenza folk di un Bob Dylan, la country music, e sfonda le porte temporali degli anni ’80, facendo eco ad un Bruce Springsteen o al grande Tom Waits. Influenze riadattate con la profondità del suo graffiato vocale fumé e nell’uso di tecnologie più avanzate per dare una nuova impronta alle sue canzoni. G-Fast prende possesso del palco, completamente; costruisce l’atmosfera; crea il suo personale ambiente di scena sistemando i suoi strumenti attorno a lui, come fossero i mobili della sua casa sul cui uscio una piccola statuetta indiana custodisce le copie del suo ultimo lavoro: “Go to M.A.R.S.”. Fa tutto da solo, suona diversi strumenti (chitarra a tre corde, mandolino, cassa al piede, qualche strumento a fiato), produce tutta la sua energia ed è impossibile restare immobili o evitare di seguirlo battendo il ritmo con un piede. Sembra che il suo sound si irradi dal suo corpo verso tutte le direzioni, mentre cielo, pareti attorno e pubblico ne restano inevitabilmente impregnati. Perché di ‘arte al plurale’ si parla: una pluralità di strumenti, di suoni, di idee; tutto in uno, e tutto autoprodotto. “Prendi tre, paghi uno!” direbbe il nostro Gianluca Fasteni, mentre coinvolge il suo pubblico con quell’ironia, a tratti un po’ cinica ma sempre spensierata, alimentando il ricordo del già citato Tom Waits, che alberga nel suo e nei nostri “cuori blues”.
Deudada – Venerdì 5 dicembre 2014
Alle ore 21.30. Per la rassegna Opera Commons
Deudada dal vivo, con tutti coloro che hanno partecipato con musica e voce alla realizzazione del nuovo album “Euforia”.
Poche parole, tanti gesti, anche per AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla
Gill in concerto. Sabato 6 dicembre 2014. Per la rassegna Opera Commons
Gill è Gianluca Gilletti. Catanese, classe 1981, autore di musica leggera, sceneggiatore, scrittore e ideatore di ‘contenitori sperimentali’ a metà strada tra la canzone d’autore e il teatro dell’assurdo. Dopo le esperienze del Premio Bindi e del Musicultura con il progetto ‘Gill&co’ dove presenta il suo disco d’esordio ‘Caro petrolio’, nel 2013 con il brano ‘La Trattativa’ viene selezionato dal concorso nazionale ‘Musica vs le Mafie’. La canzone sancisce per Gill il debutto da solista, insieme ad uno spettacolo nuovo, ipnotico e intimista e con un nuovo album registrato con macchinari analogici da ‘museo della scienza’, negli studi di Giacomo Fiorenza, miglior produttore artistico del 2013. Il 28 Aprile è uscito con l’album ‘Chi ha ucciso Luigi Tenco’, prodotto dalla prestigiosa label Goodfellas.
‘Dopo essere stato selezionato al concorso nazionale “Musica vs le Mafie” con il brano La Trattativa, dedicato a Falcone e Borsellino, Gill ritorna con “Chi ha ucciso Luigi Tenco?”, un album ispirato e profondo che porta in rassegna temi impegnati nel linguaggio forbito di chi è perfettamente inserito nel suo tempo. Cantautore dalla voce oscura e possente, Gill ci regala dieci tracce dense e struggenti che, abbandonate le atmosfere smielate del pop, trovano nella musica delle radici, il cuore pulsante della loro espressione.
(Semi)concept album battesimale del musicista in versione solista, “Chi ha ucciso Luigi Tenco?” è un’intricata sintesi di aforismi poetici e versi di canzoni punk.
L’album si apre a sonorità semplici che traggono ispirazione e nutrimento dalla grande tradizione del passato. Niente merletti e nessuna tendenza postmoderna. Solo chitarre, basso, batteria.
Gli arrangiamenti sono sempre misurati e pongono al centro della loro espressività la voce profonda e piena di Gill in antitesi a quella della cantante Costanza Paternò. La linea melodica è segnata da chitarre acustiche ed elettriche che si rincorrono e regalano atmosfere piuttosto torbide.
Gill scava in profondità per offrire una disarmante istantanea del suo universo di piccolo provinciale dalle velleità cosmopolite, di vagabondo colto ed insofferente.
Dall’oscurità della solitudine alla mafia, dalle aberrazioni del web alle urne elettorali, il disco porta in rassegna le suggestioni di un viaggio ideale nella cronaca e in se stessi. In compagnia di Piero Ciampi, Luigi Tenco, Giovanni Lindo Ferretti, Giacomo Leopardi, Cletto Arrighi, Stefano Benni. Amici immaginari, incontrati per caso.’
Recensione a cura di Fermenti Divi – Mescalina.it
Angolo Giro – Venerdì 12 dicembre 2014
Per il prossimo appuntamento della rassegna Opera Commons, saranno protagonisti gli Angolo Giro.
Miscela cantautoriale, acustica e sofisticata, intrecciata a melodie jazz, folk e pop.
Inizio concerto: h 22.00. Dalle h 20.30 è possibile cenare.
Prelibatezze culinarie a cura di Carmelo Kint Caramagno e Piera Di Salvo.
GOØD FALAFEL in concerto.
Sabato 13 dicembre 2014. Per la rassegna Opera Commons.
Inizio concerto h 22.00.
Corner Autoproduzioni – Illustrazioni di Ljubiza, Artichoke, Melarancio.
GOØD FALAFEL si formano e consolidano a Palermo attorno alla voce di Laura, cui si affiancano l’elettronica e il basso di Vincenzo e la chitarra e i synth di Salvatore. Le loro influenze spaziano dalla new wave al sinthpop degli anni 80 fino alla electronic music dei nostri giorni, con grande interesse per le sonorità nord europee e una attenzione spiccatamente mediterranea alla melodia. Dopo i primi anni di sperimentazioni e cambiamenti di formazione, approdano oggi a una prima maturazione delle loro sonorità sognanti e materiche a un tempo, in equilibrio tra astrazione elettronica e tangibilità pop. Prima testimonianza discografica di questo percorso è il loro EP, pubblicato nel gennaio 2014 per Qanat Records (distribuzione Good Fellas), contenente quattro brani e due remix (di Stop&Play e DrLR).
Dal 2012 collaborano col visual artist 3112HTM, che ne cura l’estetica, ha prodotto le grafiche dell’EP e i due video ufficiali “Dark Light” e “Fake Fields and the Beautiful Lies”. Le performance di GOØD FALAFEL catturano e convincono un pubblico variegatissimo grazie all’efficacia della originale sintesi di linguaggi da loro proposta, in grado di far transitare le dominanti premesse ‘80s oltre il mero revival, verso un nuovo pop “totale” in cui più generazioni di ascoltatori e appassionati possano riconoscersi ed emozionarsi.
Simona Norato – Venerdì 19 dicembre 2014. Per la rassegna Opera Commons
La facoltà di medicina, le cover, le bugie, i F-male Croix, Di martino, Iotatola, i concerti, i festival, i premi, la scrittura, la poesia, i viaggi, le canzoni, le collaborazioni, i dischi, le registrazioni, i maestri. Gli errori, i diletti. Le trasformazioni, le fiabe, la pornografia, i laboratori artistici. Gli anni persi. Le fughe. Il caos. L’amore. Il suo nuovo progetto.
Your Noisy Neighbors – MariaViolenza
Sabato 13 dicembre 2014. Per la rassegna Opera Commons. Inizio concerto h 22.00
Selector: Dj Gioggio (Orgio Bimbo) – Rock electro
Your Noisy Neighbors è un progetto musicale elettronico palermitano formato nel 2013. Il duo è composto dall’intrecciarsi delle rime con voce graffiante, roca, sussurrata e a tratti eterea di Meddi (in passato voce dei Laya e K-dogy) sulle basi potenti ed ipnotiche d’n’b/big beat di Emanuele (attualmente attivo con Indicative ed Evita Cidni).
Senza soffermarsi su un particolare genere, traggono ispirazione dalle influenze musicali di artisti quali The Prodigy, Nine Inch Nails, Atari Teenage Riot, Crystal Castles e Tha Trickaz.
Maria Violenza è Cristina Cusimano, già nel duo punk blues Capputtini I’ Lignu, insieme al francese Cheb Samir, poi con i Corpus Christi nella zona del folk e del country americano. Maria Violenza è oggi un nome affiliato alla scena della Borgata Boredom romana e ugualmente componente de La Grande Triple Alliance Internationale De L’est, collettivo musicale di mutuo soccorso, con base a Strasburgo. Maria Violenza si arma di synth, voce e poco altro, miscelando il suo legame al mediterraneo arabo e all’attitudine punk e antagonista che la contraddistinguono.
TRADIZIONALE CONCERTONE DEL 27 DICEMBRE 2014.
Per la rassegna Opera Commons. Inizio concerto h 22.00
LOVELESS WHIZZKID + CLAUDIO PALUMBO & POSTFAGIOLATA BOY BANDolo
Catania è una piccola cittadina di provincia popolata da gente semplice e operosa situata ai piedi del vulcano Etna. La tradizione è molto sentita dai catanesi, infatti durante il Santo Natale è usanza decorare la cittadina con lucine sobrie e simpaticcissimi pupazzoni di Babbo Natale impiccati elegantemente ai balconi delle famiglie più in vista a vessillo del loro proverbiale buongusto. Non è difficile camminando tra le lussuose vetrine del centro vedere qualche catanese con animo gentile porge qualche spicciolo a qualche punkabbestia infiocchettato per l’occasione. Il clima di festa è così travolgente che gli studenti fuori sede fanno la fila all’EuroSpin in via Di Prima per comprare la cioccolata calda che bevono rigorosamente da soli, piangendo per la solitudine.
Proprio là fuori, le prostitute nigeriane, inebriate dal clima d’amore universale, indossano delle divertentissime corna da renna, rimanendo da vere professioniste a chiappe scoperte nonostante la temperatura rigida. Come l’usanza impone ogni venerdì mattina alle sette i giovinetti vanno a fare le gare con gli slittini in via San Giuliano. Il campioncino in carica attualmente è il piccolo Gabriele Timpanaro. Anche i lavavetri sotto i festosi semafori sono impregnati di spirito natalizio; infatti dopo che ti hanno lavato il vetro, proprio mentre si ingrana la prima per fuggire senza pagare, è facile udire un “buonefeste”. Ma tra tutte le inossidabili tradizioni una in particolare sta a cuore ai catanesi: Il concertone del 27 Dicembre. Per questo motivo anche quest’anno i Loveless Whizzkid e Claudio Palumbo con tutta la PostFagiolata Boy Bandolo decidono di onorare le tradizioni, il folklore cristiano e il bambin Gesù offrendo al popolino la possibilità di assistere ad un concerto che racchiuda in sé tutti i valori intrinsechi del Natale: alcol, scoregge da lenticchia e sguardi da “zio maniaco”.
Non mancate dunque a questo imperdibile evento mondano zuppo di bontà e fratellanza, a meno che non vogliate farvi tacciare di Satanismo.
Ok ok, se non siete ancora convinti e praticate solo il paganesimo ve lo diciamo: Davide Iannitti a 5 anni ha vinto lo Zecchino d’Oro.
CatClap dj set a seguire
‘Senza mezzi termini e con esemplare immediatezza, i Bill In The Tea parlano chiaro: “I wanna be Frank Zappa”. È il titolo di uno dei nove pezzi di “Big Tree”, disco d’esordio della band siciliana, che però da zappanali, zappologie e zapperie varie è piuttosto lontana. Nati a Catania nel 2010, i BITT si sono misurati con la loro voglia di nuovo prog in un EP omonimo e soprattutto in questo debutto che prende le distanze dal predecessore e offre una visione ampia di progressive contemporaneo.
La caratteristica principale di “Big Tree” è nella lontananza dai canoni del rock sinfonico: il quintetto si accosta alle atmosfere più pungenti e nervose dei King Crimson – complice anche il violino – per arrivare alla lezione offerta dai disciolti This Harmony. Il gancio con certo post-rock – nell’accezione “cameristica” e colta del genere – e con la vulgata rock-jazz dirige “Big tree in a losing atmosphere”, “Madi” e “Now I know what the M means” verso lidi più estesi, che ospitano con intelligenza sia l’estasi psichedelica che il raptus elettrico.
Il riferimento post-rock emerge negli sviluppi dei pezzi, che crescono e si gonfiano fino ad affievolirsi, come insegnato dai protagonisti, ma la provenienza prog consente ai ragazzi di offrire qualche variante di pregio, anche se prevalentemente chitarristica. Tra densità e leggerezza, la qualità dei BITT è nell’individuare cellule melodiche da aprire ed estendere in varie direzioni: come contraltare a situazioni più strutturate, “The day before” e “June” propongono momenti di distensione, spaziando tra spinte brusche e gentili reminiscenze art-rock. Non mancano esperimenti visionari come “Feynman”, omaggi alle turbolenze del Maestro (il pezzo citato in apertura) e deviazioni in contesti che all’appassionato prog piaceranno molto per suoni e sostanza (la superba “Change colours”).’ D.Z. – Donatozoppo.itP