‘STRANGER THINGS E IL MONDO DEL SOTTOSOPRA’ di Giulio Penna

‘STRANGER THINGS E IL MONDO DEL SOTTOSOPRA’ di Giulio Penna

 


L’ultimo scopo può essere dunque solo che l’intero mondo interno
venga esposto come esternamente visibile nel mondo esterno.
FRIEDRICH W. J. SCHELLING

La Storia infinita

Sembra che la Storia sia la summa di congetture attendibili. Si fa presto, imbracandosi con le corde intessute dal filo degli eventi nelle fosse del passato, a estrarre suppellettili o residui biologici, e a classificarli secondo questa o quella parvenza di simiglianza, secondo i canoni di uno strabismo sciocco e giocherellone, quando non lo si intenda come petulante. Così il cliché, la ridondanza, il due più due si prodigano nel fornire la risposta agognata, ovvero quella cercata nella propria fantasia, ossia quella parte della letteratura che dovrebbe parzialmente elevarsi da quest’ultima, poiché in grado di avvalersi dello strumento della prova.

Mi è stato chiesto di scrivere, pur nella terribile facoltà della scelta di un argomento a piacere, qualcosa di ispirazione dada, ed eccomi qui, del tutto intento nel giocare a tradirmi. Parlare di Stranger Things è, a mio avviso, un modo di parlare della storia della Storia. Mi avvalgo dunque di un escamotage piuttosto pretestuoso intorno a uno spettacolo famoso più che per i contenuti, per l’ipertrofico utilizzo di citazioni, di riesumazioni che riguardano principalmente la cultura pop degli anni ‘80, periodo in cui la serie è ambientata. Se c’è stato qualcosa di davvero convenzionale in un decennio come il nostro che sembra non voler smettere di guardare alla cultura di trent’anni fa, è proprio questa serie televisiva.

La trama emerge, nella sua banalità, fin dai primi episodi: a causa di un incidente in un laboratorio segreto, un bambino viene rapito da una strana creatura che lo porta in una dimensione che sembra essere del tutto parallela alla nostra, per poi essere riportato indietro dalla madre. Tutta la narrazione si esaurisce praticamente qui. Resterebbe dunque questa trama ossuta e i famigerati riferimenti alla cultura pop, se restassimo impantanati nella storia in sé: una storia davvero di poco conto, che non ci deve interessare più di tanto. Per spiegare cosa dunque può importarci di Strangers Things, occorre fare un passo indietro.

Che la forza sia con te

Nel V libro della Guerra del Peloponneso, Tucidide, figura chiave della nascita dell’indagine storica, imbastisce un dialogo fra gli ateniesi e gli abitanti dell’isola di Melo, colonia spartana che in un primo tempo aveva cercato di mantenersi neutrale, ma che successivamente si ribellò alle pesanti imposizioni degli ateniesi, e che per questo motivo fu annientata. Si suppone che il dialogo sia stato del tutto inventato da Tucidide, che fra l’altro non avrebbe potuto assistere all’evento perché in quegli anni era esule in Tracia. In questa occasione dunque Tucidide decise di dismettere i panni del rigore della ricerca delle fonti e delle prove in favore della drammatizzazione, dell’efficacia della costruzione letteraria avulsa (parzialmente) dal fatto in sé, al fine di descrivere nella maniera più efficace le sembianze del potere e i meccanismi che regolano i rapporti di forza. Il diritto di annientare gli abitanti di Melo, è per gli ateniesi la legge della natura, la legge del più forte. Qualche anno dopo gli avvenimenti descritti da Tucidide, Platone nel Gorgia ribadirà analogamente il concetto allargandolo alla contrapposizione tra legge naturale e legge dello Stato. La pulsazione precipua alla forza natura, imprevedibile e oscura, agisce per sovvertire lo stato delle cose, per essere repressa e regolata dalla legge dello Stato in un conflitto che non conosce né risoluzioni, né vincitori.

Sottosopra

Sebbene un mondo all’incontrario sia sempre stato fra le fascinazioni alle quali porge l’attenzione chi presta attenzione alle metafore e ai sogni, esso si presta volentieri alla realtà delle cose ogni volta che in essa entrano in crisi i criteri della logica. Bisogna capire però cosa intendere per mondo senza logica: un mondo dominato dal nonsense, dai significanti che volitano come divertissement birichini o piuttosto un mondo in cui due più due fa cinque e Andy Warhol è stato un imperatore bizantino? Forse tutto ciò, e forse altro ancora. Quello che colpisce in Stranger Things è la perfetta, speculare immagine che rappresenta il suo universo parallelo, del tutto identico al mondo reale, in cui strade e abitazioni gli sono isomorfe e consustanziali. La differenza fra i due mondi si evince nella contrapposizione delle ragioni delle forze che li dominano.

Le forze dello Stato riescono a penetrare il mondo del sottosopra attraverso un varco situato all’interno di un laboratorio, utilizzando tutte le precauzioni per fronteggiare un pericolo di fuga di tipo biologico. Dal canto suo la forza naturale, una vegetazione fitta che avvolge ogni cosa e un mostro (di cui si sa che sia un predatore), governa l’universo parallelo e riesce durante la narrazione a varcare i confini, sarebbe il caso di dire, della legge, creando il casus belli attorno al quale ruota tutta la vicenda. Può dunque un mondo essere al contempo governato da una forza sovversiva e distruttiva, e allo stesso tempo regolato da una forza conservatrice? Stranger Things opta come mappa per destreggiarsi  in questo scontro di forze convergenti, una soluzione da teoria del complotto: sono l’energia elettrica e il telefono, secondo un’antesignana e rudimentale rappresentazione delle potenzialità che avrebbe potuto avere internet negli anni ‘80, a fornire le informazioni intorno all’operato del governo, a concedere ai comuni mortali la grazia di poter “vedere”, come accade, mutatis mutandi, in They Live di John Carpenter.

Che storia racconta dunque, Stranger Things? Una storia del tutto originale nella sua capacità di ostentare costantemente richiami a questo o a quel film, una trama disarticolata che si pone come una congettura non attendibile, poiché non racconta quasi nulla. Ma proprio da questo vuoto “di storia” è possibile, meglio che in altre tipologie di rappresentazioni (anche dello stesso genere), un’agile regressione verso i temi fondamentali e viscerali che riguardano noi tutti, e che riemergono quotidianamente dai nostri abissi.

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