uber_addicted #2 – 27 dicembre 2012

uber_addicted #2 – 27 dicembre 2012

Il secondo appuntamento di Uber Addicted è un incontro e un dialogo tra linguaggi artistici diversi, che tuttavia percorrono in maniera contemporanea, quindi apparentemente casuale e schizofrenica, temi portanti quali l’identità, lo spazio, il sogno, la necessità-decapitazione della presenza umana, nella prospettiva netta e sfumata del viaggio e del passaggio di forma, che gli si concede come strumento di superamento filosofico e suggestione estetica.

Ad accompagnare i palati in questa intensa degustazione percettiva, una vera e propria cucina d’arte, a determinare il rapporto indissolubile tra food design e conforto, stimoli, sorpresa, gioco, confronti, storia, immaginazione, verso un’intima esperienza artistica, profonda e plurisensoriale.

Cibo per gli occhi, visioni per le bocche, profumi per l’udito e il cuore.

Esposizioni

Elia Gobbi – Pittura
Sebastiano Impellizzeri – Pittura
Ljubiza Mezzatesta – Illustrazione
Eva Renè – Collage

 

 

Live concert

Action Set
Entertainment_system

 

 

Cucina artistica

Petit Chou

 

 

Eva Renè

Catanese, prima di essere moglie e amante fu attenta studiosa di filosofia, dapprima all’Università degli Studi di Pavia, in seguito all’Università di Torino. L’incontro con Sebastiano Impellizzeri, ossessione e delizia delle sue elucubrazioni, si configurò come la genesi di un sodalizio che mai più poté abbandonarla: la rappresentazione e, forse ancor più, le immagini s’imposero come diktat assoluto della sua vita, che venne da allora consacrata alla filosofia estetica, alla creazione di collage imperscrutabili ed enigmatici, e alla continua e inestimabile assistenza concessa alle sue due più grandi passioni: Elia e Sebastiano. L’assiduità nella ricerca di soluzioni compositive raffinate e mai semplicistiche contraddistingue il suo lavoro di collagista. L’immagine, da lei decostruita, scomposta, e solo in ultimo rifondata, suggerisce allo sguardo dello spettatore rigide geometrie e suggestioni barocche. La bidimensionalità, qualità precipua delle sue opere, è direttamente mutuata dalla tradizione iconica bizantina, dalla quale vengono non pochi richiami e riferimenti. I suoi mondi sono spazi occupati da insoliti santi, martiri di una nuova umanità, da sculture volanti, da sogni e da incubi sacri. La tecnica del collage viene adoperata come strumento di perforazione di quel limite imposto dall’accidentalità delle figure da lei ritrovate. Nei suoi ultimi studi sull’immagine si accentua inesorabilmente una verticalità nel taglio, in una ferma rinuncia a un elementare trompe l’oeil.

Elia Gobbi

Pittore e disegnatore svizzero, si formò artisticamente attraverso una prolungata e produttiva frequentazione del mondo dell’incisione, sia nell’ambito accademico della città di Torino, sia grazie, ancor prima, alla conoscenza di Gianstefano Galli, noto maestro dell’incisione e della stampa. Abbandonate poi le pratiche dell’incisione, gli istituti scolastici e accademici, a seguito del fatale incontro con Eva Renè e con Sebastiano Impellizzeri, stabilì di misurarsi con la pratica della pittura. Poco tempo dopo sposò Eva Renè ed emigrò e si stabilì nella periferia londinese. Nell’anno e mezzo trascorso a Londra, Elia arrivò a comprendere che, in un’epoca di immagini ritrite e stantie come questa, l’unica soluzione pittorica del momento, l’unico modo per continuare a dipingere fosse quello di confrontarsi con tutto ciò che vedeva: la realtà empirica, la nuda veritas, per lui più diretta, autentica ed elementare. Si cimentò così in varie vedute da appartamento, portando la sua ricerca alla realizzazione di soggetti in cui la figura resta chiusa all’interno di uno spazio, entro le quattro mura di una stanza. La natura raminga dei due sposi li spinse a trasferirsi a Catania. Qui Elia decise di sviluppare un’ulteriore ricerca nell’ambito del ritratto dal vero. Nei suoi lavori, la testa è il luogo in cui mettere in pratica una possibile idea di pittura che prenda origine dal desiderio e da una necessità primordiale di fare un ritratto, piuttosto noncurante dello spirito di avanguardia e di progresso di cui l’arte oggi si fregia. La sua ultima personale risale al 2009, in Svizzera, ove ha esposto alcuni frottage e diversi disegni.

Sebastiano Impellizzeri

Dopo aver lasciato Catania, intraprese i suoi studi pittorici all’Accademia di Belle Arti di Urbino. La città di Raffaello, da perfetto locus amoenus di grande ispirazione, passò ad essere ben presto, per il pittore, un locus solus a cui rinunciare. Dunque, completati gli studi, viaggiò per l’Italia, incontrando lungo il viaggio Eva Renè. Insieme a lei, decise di stabilirsi a Torino, ove perfezionò i suoi studi all’Accademia Albertina. Qui avvenne l’incontro con Elia Gobbi, che divenne per lui un utile referente con il quale sviluppare un dialogo e un confronto sulla pittura.
Pur utilizzando diversi linguaggi dell’arte, come l’istallazione e il video, la ricerca pittorica rimane il suo preminente campo d’indagine, costituendo per lui il mezzo più valido per risolvere la rappresentazione. Appassionato di rococò, la sua pittura, piuttosto che di aggiunte di materia, si compone per sottrazioni, cancellature e velature che coprono il dettaglio, facendo sì che il soggetto diventi un pretesto per l’utilizzo del colore stesso, sino ad estinguerne la fisicità. I suoi ultimi lavori analizzano la composizione in termini di pieni e di vuoti, ponendo in rilievo la condizione dell’indifferenza.
Ha esposto in diverse gallerie italiane. La sua ultima mostra risale al 2011, a Torino.

Ljubiza Mezzatesta

Usa il segno come traduzione grafica del battito cardiaco. Il disegno come esigenza specifica di trasmettere Amore al di là dei collaudati rapporti sentimentali uomo-donna, madre-figlio. La sua grafomania fu manifesta già in età prescolare, accompagnata da una un attitudine a scovare e cristallizzare nella memoria i caratteri fondamentali che contraddistinguono un volto. Questa combinazione di ossessioni portò da subito ad eleggere il disegno come strumento pacificante di tutti gli aneliti che non avevano un nome.
L’attuale interesse della produzione (2009-2012) è rivolto alla figura umana, nello specifico alla malinconica condizione preadolescenziale.
Dopo una prima fase di “espressionismo digitale”, causata forse dagli studi in Architettura e dall’abitudine di configurare, prese coscienza della necessità di riappropriarsi della tipicità ed esclusività che offriva la sua mano, decidendo di specializzarsi in incisione all’Accademia di Belle Arti.
Nel 2010 rientra a Catania, sua città natale, dove attualmente vive e lavora.
In parallelo all’attività artistica si occupa di illustrazione e di stampa serigrafica con una linea autoprodotta, dell’organizzazione di eventi legati all’attività artistica e di promozione dell’artigianato artistico tramite l’associazione Sidesign di cui è presidente.

In Esposizione: “Anche quelli come me da qualche parte hanno un cuore” – Serigrafia su seta

Action set

Nasce nel 2008 dalle idee dei due fondatori Claudio Calandra e Valentina Ascia, che prevalentemente annoiati dall’ambiente che li circondava, decisero ai tempi di darsi alla musica senza seguire linee guida né punti di riferimento. Inaspettatamente arrivarono sin da subito consensi da parte di locali, festival e rassegne per band emergenti, quali Indie concept e Sub Urban live set, di cui sono stati i vincitori nel 2008. Apprezzamenti da parte di riviste dedicate (Ubix megazine) e supporti live ad artisti come Alessandro Raina, Il genio, Alix, Albanopower. Sebbene il duo si sia fermato dalla metà del 2009 al 2011, è ritornato nell’ottobre del 2012 con l’ep BATTLE PLAN che segna un punto di passaggio fondamentale tra quello che è stato e quello che sarà. Il lavoro si sviluppa in 5 brani, riarrangiati dalla band e dal produttore artistico Gino Mauro (Radko’s Room) e masterizzati da Giovanni Versari (La Maestà Studio), rivelando l’essenza pop e showgaze della band che nella sua nuova e vecchia veste vede l’ingresso, a supporto della musica, del chitarrista Andrea Araldo, diventato immancabile parte attiva durante le registrazioni. Battaglie contro le opportunità perse, le ingiustizie osservate, le stagioni passate e le navi affondate, relitti di un foglio in cui lui e lei avevano progettato un perfetto piano di battaglia.

Petit Chou

Ha conseguito il diploma all’istituto d’arte di Catania. Appena ventenne si iscrive all’ALMA, Scuola internazionale di cucina italiana, conseguendo il diploma nell’estate del 2012. Ha lavorato presso: Hotel Monte del Re di Imola.