The Shadows Collide Intervista / Almond Ice Director / Opera Commons 19-06-2015

The Shadows Collide Intervista / Almond Ice Director / Opera Commons 19-06-2015

The Shadows Collide

Intervista alla neonata band The Shadows Collide

Giovanni, Simone e Valerio: appassionati, giovani ma ben calibrati – musicalmente parlando – non si lasciano sfuggire le occasioni di ‘sprecare’ la loro vocazione musicale. Saranno ospiti della rassegna Opera Commons, venerdì 19 giugno, ad Aci Bonaccorsi

Di Marina Zabatino (con la gentile collaborazione di The Shadows Collide)

 

Com’è nato il progetto The Shadows Collide?

Giovanni: Il progetto è nato all’incirca un anno fa. Avevo un idea chiara in testa: selezionare morbosamente la gente che potesse essere in grado di aiutarmi nella realizzazione dei pezzi. Inizialmente ci furono svariati tentativi andati a vuoto: mi sono imbattuto in problemi di tempo, che veniva a mancare da parte di alcuni; poi, fortunatamente, mi sono ritrovato accanto Simone e Valerio. Condividevamo lo stesso obbiettivo di band, le idee erano veramente coerenti, e poi c’è da considerare il nostro rapporto musicale: con Valerio, in passato, abbiamo suonato insieme in diversi progetti. Simone invece è mio cugino e sin dall’età di 14 anni ci siamo ritrovati sempre a comporre brani ed a essere ispirati da diversi generi musicali.

Come avete conosciuto Uber e Opera Commons?

Valerio: Siamo stati contattati da Giorgio Rosalia, tramite la sua agenzia di booking Get Da Rifle, che ci ha proposto di suonare all’interno della rassegna. Ma avevamo già sentito nominare Uber per Uber Addicted e workshop organizzati precedentemente.

Come vivete il rapporto tra l’essere presenti durante la creazione, ad esempio durante la lavorazione dell’album (in sala) o per il live e lo spazio che vi ospita? Cioè tra la La musica e il contesto?

Simone: La sala prove serve a provare i brani e a settare qualsiasi apparecchio elettrico che usiamo per far si che le esibizioni dal vivo risultino quanto più fedeli possibile alle atmosfere concettualizzate in fase di composizione e arrangiamento. Sono due universi separati ma complementari.

Dunque lo spazio che vi ospita secondo voi o per voi può avere un ruolo?

Giovanni: Lo spazio può essere fonte d’emozioni diverse, a seconda delle esperienze, e per questo può avere un ruolo considerevole. Potrebbe essere camera mia, come lo studio di registrazione o il palco di Opera Commons. Penso che ogni luogo abbia sempre qualcosa da darti.

Cosa comprende l’universo The Shadows Collide e da dove e quando nasce la vostra passione per la musica?

Giovanni: Iniziai a suonare grazie ad un mio caro amico che mi spinse a suonare il basso. Iniziammo a provare in casa, facevamo cover che spaziavano dai Pixies sino ad Angie degli Stones. Fu un colpo di fulmine. Capii di essermi innamorato dell’emozione che riusciva a darmi fare musica. Non parlo dei brani, ma dell’emozione stessa che si scatena quando suoni uno strumento e dalla consapevolezza che tramite quel suono, generato dalle tue mani, si possa trasmettere agli altri l’emozione che hai dentro. Da lì in poi, iniziai a sperimentare su qualsiasi strumento. Grazie a mio padre ho ereditato chitarre classiche, acustiche ed elettriche; poi ho comprato un piano perché non volevo fermarmi mai. Volevo esplorare l’unica cosa che mi rendesse felice, che riuscisse a farmi sfogare quando ne avevo il bisogno. E tutt’oggi la vedo per me è cosi con la musica.

Simone: La mia passione nasce dal mio bisogno di creare. Fare musica significa anche partire da un’idea che non ha nulla a che fare con quanto definiamo suono. Non si parla del gettonato concetto di ‘portare in musica delle emozioni personali’, piuttosto di rendere concreto, fisicamente, un concetto astratto usando tutti gli elementi presenti nella musica di consumo.

Valerio: Io ho iniziato spinto dalla mia passione per la musica, mi sentivo poco appagato da ascoltatore e volevo approfondire questa passione. In quel periodo ero ‘in fissa’ con i Queens Of The Stone Age e perennemente indeciso su quale strumento iniziare a suonare. Poi vidi un’esibizione live degli stessi QOTSA, con Grohl alla batteria e capii che era lo strumento adatto a me, oltre ad essere l’unico che riesca a suonare in maniera quasi decente!

 Quali sono le vostre influenze musicali?

Simone: Non mi faccio ispirare dai lavori altrui, è inevitabile imitare determinati gruppi quando si lavora a un prodotto appartenente a un genere preciso. Quanto più lontani si rimane dalle influenze di una certa corrente tanto più è possibile creare qualcosa di profondamente personale. C’è da dire che avere una discografia di base è essenziale per fare musica, ma non è sempre indispensabile.

Valerio: Per quanto mi riguarda: new wave, soprattutto di matrice newyorkese kraut, in particolare Can e NEU! Post punk, dark wave e ultimamente shoegaze. Cercare di mixare quanto più possibile il proprio bagaglio con influenze diverse può essere un buon punto di partenza per creare qualcosa di originale in musica.

Giovanni: Le mie influenze musicali sono state sempre caratterizzate da artisti totalmente divergenti per quanto riguarda il genere. Da Dan The Automator, dj e produttore, che ha collaborato con svariati artisti come Damon Albarn dei Blur, sino a Mike Patton, con il progetto Lovage, anch’esso grande fonte d’ispirazione per me. John Frusciante, per quanto riguarda le sonorità drammatiche: sono molto legato al suo stile chitarristico, al suo ‘pianto’, pur non sfoggiandolo nei brani che compongo. Allo stesso tempo la musica new wave, dark wave ha considerevolmente influenzato la mia scrittura legandola a strumenti elettronici come sintetizzatori, e drum machine. Per quanto riguarda il cantato, i The National hanno lasciato dell’agro dolce in me e allo stesso tempo non posso nascondere che Paul Banks (Interpol) abbia segnato considerevolmente la mia visione di questa forma d’espressione.

E i vostri dischi di riferimento?

Valerio: Ti nomino quelli che ascolto in questi giorni, altrimenti la lista sarebbe troppo lunga. The Soft Moon- Deeper, Spiritualized – Lazer Guided Melodies e Floating Coffin dei Thee Oh Sees, tutte band viste dal vivo al Primavera Sound Festival, incredibili nella dimensione live.

Simone: Come ho detto prima, solo che ispirarsi ad album intero limita ulteriormente le potenzialità compositive, dopotutto parliamo di una manciata di album nella vastissima offerta musicale contemporanea.

Cosa pensate della produzione artistica e musicale indipendente in Sicilia?

Valerio: La situazione musicale è stata “drogata” negli ultimi anni dal proliferarsi di tribute band che oltre a non apportare valore aggiunto alla scena catanese, rubano letteralmente lo spazio alle band emergenti. Per fortuna grazie all’Ypsigrock, allo Zanne Festival e ad iniziative come questa di Opera Commons, le cose stanno migliorando sensibilmente.

Come si colloca la musica nella vostra vita, personale e lavorativa?

Giovanni: La musica è vita, per me è stata sempre al primo posto, la ritrovo in ogni momento, in ogni esperienza. Un brano frulla lì, nella testa e non va via sino a che non ne arriva un altro per far riapparire l’ennesimo ricordo. Quante volte sarà capitato ad ognuno di noi di ascoltare un brano che sia riuscito a segnare quel momento? Penso a tutti, beh, per me è quella la giusta collocazione della musica, non tanto il momento in cui la fai o la ascolti, ma nel momento esatto in cui ti aiuta ricordare qualcosa d’importante o semplicemente nostalgico.

Quando uscirà un vostro lavoro?

Simone: Stiamo componendo e arrangiando del materiale nuovo; è molto eccitante, ma non abbiamo ancora un periodo ben definito per il rilascio di altri brani. Quando inizieranno le registrazioni potremo fare una stima del tempo necessario a produrre un lavoro definitivo, oltre l’EP di tre brani che trovate disponibile su soundcloud.com.

 

Venerdì 19 giugno 2015

Almon Ice Director // The Shadows Collide
Inizio concerti h 22.30
Dalle h 21.00 è possibile cenare.

Dalle h 15.00 alle 19.30
si svolgerà il Workshop:
Room#0 – Opera commons _Lab
Organizzato da: Associazione Uber / Balloon Project
Info ed iscrizioni: https://www.facebook.com/events/1652641738302356/

Opera Commons / Uber
Via Pauloti 62, Aci Bonaccorsi – Ct.
> Mappa>>>https://goo.gl/OxWGEK


THE SHADOWS COLLIDE

Un neonato progetto partorito da un’idea di Giovanni Alessandro Spina, durante un soggiorno oltremare e poi arrangiato, successivamente, con il determinante apporto artistico di Valerio Giannetto e Simone Corsaro. Il lavoro in ensemble risulta prolifico e la band rielabora le idee per affinare i brani, riarrangiandoli, intrecciando elementi da generi differenti.
A dispetto del numero esiguo dei componenti, la musica degli Shadows Collide è ricca di sfumature e impreziosita da sonorità eterogenee. New wave, dream pop e musica elettronica, con inserti kraut e di musica elettronica, il tutto entro il minimo comune denominatore del rock cantautorale newyorchese.

Il nome della band, ricalca un meraviglioso esempio di artista polistrumentista eclettico e sempre attuale: “Shadows Collide – with People” è infatti il quinto album solista di John Frusciante, pubblicato il 24 febbraio 2004. Scritto durante le registrazioni di By the Way (Red Hot Chili Peppers, 2002) caratterizzato da un mix di alternative rock, folk rock ed electronica.

The Shadows Collide:

Valerio Giannetto: Drums&Percussion – Vocals,
Giovanni Alessandro Spina: Lead Vocals – Guitar – Piano,
Simone Corsaro: Guitar – Piano – Pc – Vocal

STREAMING:
https://soundcloud.com/the-shadows-collide
https://www.facebook.com/theshadowscollide
https://twitter.com/tshadowscollide
https://www.bandpage.com/TheShadowsCollide

 


ALMOND ICE DIRECTOR

 

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Il venerdì sera continua con “Deliri post-punk, in salsa rosa. Il tutto annaffiato di tequila. È un prodotto riservato a intenditori”.

La band “iniziò a suonare in giro per la controversa Sicilia, sfoderando clangori post-punk, guaiti disagiati, ritmiche tubercolotiche, starnuti malinconici di chitarra. I loro suoni, impregnati di virtuosismi del tutto immaginari, passano dall’efferato hardcore, alle nostalgiche e oppiacee ballate in favore della canonizzazione dei sanbernardo, finendo in un harsh noise che fa intenerire le ragazze sensibili. Giorelli abbandonò il gruppo millantando future collaborazioni con Alicia Keys delle quali non abbiamo però notizia. I tre, frastornati dal dolore e dalla fame, raccattarono il primo sconosciuto trovato al porto: Giuliano Lo Faro detto anche “Il Faro” (da intendersi come speranza, chimera o stella cometa da seguire nelle notti più tristi). Gli Almond Ice Director hanno diviso il palco con un sacco di artisti internazionali, ma per folkloristico spirito omertoso evitano di fare nomi. Uno di loro è indagato per necrofilia”.

Alla voce il ragazzotto di provincia Paolo “Bel canto” Giorelli (ora sostituito da Giuliano Lo Faro), Dimitri Di Noto che scambiò due casse di carciofi per una batteria, Melarancio tra una spennellata e un’altra imbracciò il basso (che un giorno deciderà anche di suonare), Claudio “Palumbo” Palumbo rispolverò la chitarra elettrica al grido di “l’intimismo ai porcelli” e infischiandosene del poco pudore che gli rimaneva si dilettò con i coretti. Unirono le loro virtù, cioè nessuna, per farne musica. […]
“Pudenda”: La tenerezza è morte: pezzo sghembo e psichedelico, dalla poetica strampalata, gli Skiantos si accoppiano con i Pixies e danno alla luce una ballata 90s dal dolce sapore grunge e dal retrogusto punk italiano 80s. Un filtro d’amore. Distratto, post-contemporanea, scream sgangherato, dall’estetica hardcore e sound depravato di basso. Non c’è cagna è un delirio alla Paz!, tra visioni e tormenti sussurrati, in bilico da un dirupo noise e post-punk alla Flipper. Notevole il dualismo strutturale delle voci e i cori, e sbiechi di toni arricchiti da testi mai banali. La saggia Dallailama grida bastarda e fuori tempo ai nostri teneri risvegli: “peruviaaaaaana”, ci culla dolcemente col suo mantra Dallailamadalla, conducendoci in una gita di campagna tra pelati tibetani. Marion Cotillard è una schitarrata scomposta, dai tempi rapidi, come un notturno per fankazzisti serali: “Mi serve una bionda la notte m’angoscia”. Senza offesa, tutta da ballare, con una disintegration minimalista della classica forma-canzone e una componente strumentale quasi synthcore. […] Questo si che è hardcore. Un disco da ascoltare con le amichette durante un pigiama party, mentre abbracciate i vostri orsacchiotti che vi tormenteranno in sogno”. (https://tiricordimichel.wordpress.com/)

Prodotto da Golden Catrame; registrato e mixato da Davide Iannitti presso i Boxsound Studios di Catania.

Almond Ice Director:
Claudio Palumbo chitarra
Giuliano Lo Faro voce
Dimitri Di Noto batteria
Daniele Melarancio basso

https://www.facebook.com/pages/Almond-Ice-Director/1392390147657696
http://www.impattosonoro.it/2014/06/09/news/streaming-free-download-almond-ice-director-pudenda/

STREAMING: soundcloud.com/golden-catrame/sets/almond-ice-director-pudenda

 


OPERA COMMONS

Opera Commons è un progetto sviluppato dall’associazione Uber e prevede il recupero dallo stato di abbandono e il riuso per fini socio-culturali di un immobile settecentesco e del giardino-frutteto di riferimento siti in via Pauloti 62, ad Aci Bonaccorsi – Catania.
Opera Commons è anche la rassegna musicale, parte del progetto più ampio, che prende avvio a novembre del 2014.

Partner: Uber – Rigenera – Rigenera Press – Uber Addicted – GET DA RIFLE Booking – Balloon | Contemporary Art and Publishing – Eidocracy – OUTsiders webzine – Feminine.

http://www.associazioneuber.com/eventi/opera-commons/
uberassociazione@gmail.com