Presentazione OC Press 2017 – Concerto dei Kairo / Mostra di Errie Zagabriel 15-04-2017

Presentazione OC Press 2017 – Concerto dei Kairo / Mostra di Errie Zagabriel 15-04-2017

 

Ci piace essere pseudo intellettuali, romantici alle prime armi, cerchiamo di difenderci dalla megalomania critica e giudicante, facciamo quel che possiamo, con passione e dedizione. Ci perdiamo nei nostri flussi di pensiero, divenendone succubi ma riuscendo così a mantenere la nostra poetica personale e creativa. Viviamo, esistiamo, senza farci schiacciare dai troppi falsi miti definiti per piacere a un pubblico quanto più indistinto e farlocco. Gli artisti ci vengono a trovare, ci contaminano, si inebriano di Opera Commons, la plasmano e se ne nutrono, gli artisti sono tra tutti noi, nascosti tra una pietanza e l’altra, tra un suono e una confessione, un abbraccio, un quadro, un bicchiere di rosso sangue, siamo prima di tutto individui, più o meno umili, c’incontriamo dando vita a un po’ di amore, bellezza, onestà, contro la povertà mentale, l’omologazione, la schiavitù di pensiero e azione.

A seguire la copertina del nostro OC Press (https://www.associazioneuber.com/oc-press/), realizzata dall’illustratrice Alice Caldarella, che troverete in serata insieme al live concert dei Kairo, alla mostra di Errie Zagabriel curata da Daniele Melarancio, alla cucina di Marino Vazzana.

 

 

Da OC Press – Aprile 2017

‘Il Grand Guignol è il teatro parigino a cui il nuovo numero di OC Press dedica la sua ispirazione. La grande marionetta raffigurava un operaio di Lione in lotta contro il potere politico francese. Mistero, macabro, paranormale, violenza, sono gli elementi che hanno animato le scritture, gli spettacoli, le grafiche, la partecipazione alla vita, divenuta celebre, dell’ex cappella di un monastero abbandonato, entro cui angeli scolpiti ricordavano salvezze tradite da basse perversioni umane. Padre del teatro fu Oscar Metinier, il quale rimise in sesto la struttura per rappresentarvi i propri lavori che attingevano probabilmente in parte, a quell’orrore cui il suo ruolo di secondino in carcere, lo metteva in contatto, occupandosi nello specifico di condannati a morte…’ – Tiziana Nicolosi

‘Mi chiamo Guignol e sono più di tre secoli che ho una faccia di culo. Dicono che questo sorriso da ebete sia nato nel Settecento per colpa di un certo Laurent Mourget, io personalmente mi sono visto nascere in Cina ai tempi di Ai Weiwei. Il sorriso da ebete è l’unica espressione che mi hanno concesso, ma comunque è più onesto del selfie che hai appena postato. Io sembro un kouros che in effetti non gliene ne sbatte niente di niente, tu che ridi si vede che hai pianto…’ – Barbara Di Stefano

‘La provocazione è sempre stata l’arma preferita dai Dead Kennedy’s. La band capitanata da Jello Biafra, al secolo Eric Boucher, ha scelto un linguaggio velenoso e poco disciplinato, un linguaggio che servisse a colpire il potere ma che alcune volte è stato vittima di fraintendimenti, come nel caso di “California Uber Alles”, che divenne una canzone manifesto dei giovani nazisti statunitensi, in realtà la canzone era un’invettiva lanciata contro il governatore della California di allora: Jerry Brown…’ – Enrico Lanza

‘Tempo fa, per comodità e curiosità, mi sono iscritto a un gruppo dedicato all’horror estremo su un social network. Era più un modo per rimanere aggiornato sui titoli e per rintracciare pellicole weird e underground che per discorrere di cinema, ovviamente. Ora, siccome il gruppo tratta anche di quelle pellicole note come shockumentary, un giorno un incauto ed entusiasta frequentatore ha postato un filmato che – grazie alle strane impostazioni del social network in questione – è partito da solo sul mio schermo mentre parlavo del Premio Tenco con un amico musicista (per me l’orrore è sentire tutte quelle vocali aperte, con buona pace di Conrad, Coppola e Brando)…’ – Luca Andriolo

‘Inutile porre troppi riferimenti storici al Grand Guignol, teatro parigino divenuto noto per le rappresentazioni crude e macabre tra la fine dell’ottocento e gli anni ’60 del novecento. Il teatro divenne nel giro di poco tempo, conosciuto in tutta la capitale, facendo il tutto esaurito praticamente a ogni rappresentazione (complice la limitata capienza del teatro; soli 300 posti a sedere)…’ – Raffaele Auteri

‘Schizza. Forte, il suono a spaccare i timpani. Tutto vibra. Tutto è irrequieto. Non controlli più nulla. La luce si adombra, oscura. Quello spazio enorme che ho innanzi la vista e dietro la schiena, si panifica, diviene macabro. Rumori…’ – Salvatore Massimo Fazio

 Opera Commons presenta:

Live Concert – Kairo h 22.00
Area Visual – Esposizione di Erri Zagabriel h 21.00
Food & Drink h 21.00

https://www.facebook.com/events/1854271808165906/?active_tab=about

I Kairo sono una band campana originaria di Pozzuoli (provincia di Napoli). Mario Tranfa, Daniele Magliulo e Alessandro Ieri sono diventati col tempo noti in un contesto underground, cominciando ad acquisire notorietà con il primo disco “13”, uscito nel 2014 e prodotto da Fallodischi, La Fine, Upwind. Il sound della band si muove tra emo e indie rock, dando spazio a una forte componente testuale, ma giocando molto con le varie sfumature del genere, passando da brani aggressivi e di chiara derivazione post hardcore, a composizioni più melodiche e dolci, inserendo anche qualche passaggio tipico del math rock. Quello che risalta maggiormente è la spontaneità e la grande capacità comunicativa espressa dalla loro musica. Canzoni che sembrano semplici, nascondono dentro parole e note per niente banali o scontate.
Il primo Gennaio del 2017 hanno pubblicato il loro ultimo disco: “Medioemo”. Questa volta il trio si cimenta con un lavoro sicuramente più quieto rispetto all’esordio assoluto, ma, per certi versi, molto più intenso, evidenziando testi toccanti e sinceri. Il disco è stato prodotto da Cheap Talks Records, Controcanti, Sciroppo Dischi, Dotto, Dreamingorilla Records, Il Luogo in Buio.

Kairo su bandcamp:

https://kairo13.bandcamp.com/album/medioemo

Dicono di loro: “I Kairo sono tre baldi giovini cresciuti all’ombra della Solfatara, fin da bimbi suonano insieme per inseguire i loro sogni: Mario sogna di diventare il Peter Gabriel de’ noiartri, Daniele desidera il riscatto sociale per essere nato rosso, Alessandro vuole i soldi per comprare e rollare pokemon erba. Queste e altre storie nei loro pezzi: musica per persone sensibili”.

Erri Zagabriel nasce a Plezzo ( Slovenia) nel 1976, figlio di pittori amatoriali, si dedica al disegno solo recentemente, abbracciando la corrente dell’art brut, vive in Svizzera dove ha recentemente esposto al museo dell’art brut di Losanna.

 

 

 

Intervista ai Kairo (da Mygenerationweb.it)

https://www.mygenerationweb.it/201701173538/articoli/palcoscenico/musica/3538-i-kairo-ed-il-medioemo-della-comunicazione

Per chi non fosse informato sulla musica underground che striscia alle pendici del Vesuvio, i Kairo sono un (relativamente) giovane complesso cresciuto all’ombra della Solfatara, che sin da bambini battagliano senza sosta sui palcoscenici della Napoli rock per inseguire i loro sogni. Mario (voce e chitarra) segue l’idea di diventare un coevo Peter Gabriel; Daniele (basso) viene mosso dalla volontà di riscattarsi socialmente (è rosso) ed Alessandro (batteria) che da buona rockstar vorrebbe spendere i ricavati in marijuana. Il giovane complesso, ormai al terzo lavoro, ci mostra luci ed ombre dell’ultimo album: Medioemo.

 Fate “musica per persone sensibili” come dite voi stessi. In un panorama così vasto, dove collocate “Medioemo”?

Kairo: In realtà non ci siamo mai posti un problema di genere musicale, per noi è più una questione di attitudine, e in questo senso potremmo definirci un gruppo “punk”. In un contesto in cui la musica underground fatica sempre di più ad emergere, abbiamo composto un disco senza alcun vincolo, tentando di testimoniare quest’epoca di disagio e difficoltà comunicative.

Quali sono i vostririferimenti in ambito musicale?

Kairo: I nostri ascolti sono molto diversificati: Mario ama Banco del Mutuo Soccorso, Genesis (con Peter Gabriel), Robert Wyatt, Van Morrison. A Daniele piacciono Crash of Rhinos, Delta Sleep, Toe, Music for Eleven Instruments (orgoglio italiano). Alessandro ascolta Raein, Pink Floyd, Deftones, Il Teatro degli Orrori e Jeff Buckley.

 Siete un gruppo relativamente giovane, ma comunque al terzo lavoro. Come siete cambiati nel percorso? Ed il vostro modo di fare musica?

Kairo: Quando abbiamo iniziato a suonare insieme, un po’ perché eravamo appena adolescenti, un po’ perché volevamo fare casino, suonavamo una specie di noise in cameretta di Mario. Poi abbiamo dovuto smettere per le proteste del vicinato e per le accuse di fare “musica satanica”. Suonavamo con altre persone e ci chiamavamo One Eyed Jack (ispirato a Twin Peaks), poi Le Città della Notte Rossa (dall’omonimo romanzo di Burroughs) e poi finalmente sono arrivati i Kairo. Dopo due dischi legati alla nostra adolescenza, “Medioemo” per noi è sia un nuovo punto di inizio, sia il raggiungimento di una maturità compositiva.

 Cosa ha ispirato “Medioemo”e cosa significa per voi?

Kairo: Abbiamo la sensazione di vivere in un Medioevo della comunicazione, in cui le persone preferiscono l’immediatezza all’approfondimento, il contenitore al contenuto, l’apparire all’essere. Tutto ciò è sicuramente sostenuto da un uso smodato e totalizzante dei social network. Questo si riflette anche sulla musica che la maggior parte dei nostri coetanei (23-25 anni) ascolta, e di conseguenza la musica “emozionale” non è più qualcosa che diversifica, uno strumento di ribellione ed aggregazione, ma è un canone vincolante e vincolato al desiderio di piacere alla massa.

In quale traccia vi rispecchiate di più?

Mario: Sicuramente “Medioemo”, perché è il pezzo più semplice e diretto, dove condenso quello che per me significa fare musica.

Alessandro: il mio pezzo preferito è “D’io”, perché è il pezzo di maggiore impatto, quello più grezzo, ed è il punto di arrivo del percorso che abbiamo intrapreso nei dischi precedenti.

Daniele:il pezzo che vi consiglio di ascoltare è “Siamo Cieli”, perché è quello che più si avvicina alla mia idea di “pezzo composto a mostro”.