Opera Commons – Makai / Visual: Cecilia Paladino 12/11/2016

Opera Commons – Makai / Visual: Cecilia Paladino 12/11/2016

Opera Commons presenta:

Live Concert: MAKAI

Area Visual: CECILIA PALADINO

 

Sabato 12 Novembre 2016

MAKAI è un processo in divenire, iniziato nel 2000 e oggi perennemente in bilico tra l’elettronica nordica e il songwriting più intimista e mediterraneo, in un percorso compositivo fatto di tagli e revisioni, riscritture e sovraincisioni, ripensamenti e labor limae continuo; un vortice di dicotomie irrisolte e irrisolvibili, alla ricerca di una perfezione che è un sogno e che sta dentro le palette dei suoni e la stretta griglia della forma canzone. Hands è il suo primo EP ed è il racconto di un naufragio durato anni, in cui le mani sono approdo e distacco, polo attrattivo e repulsivo con cui si conosce e ci si fa scudo del mondo. Cinque canzoni nostalgiche, in cui la cassa dritta della techno fa da contraltare alla dimensione acustica, dove voce e suoni si fondono in accordi che diventano racconti di un momento, di un istante.
Makai è il moniker dietro cui si nasconde Dario Tatoli, producer, sound designer e polistrumentista, già nei Flowers or Razorwire (keats collective USA/Bizarre love triangles ITA).

CECILIA PALADINO studia arte nella sezione di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Catania. Nonostante la sua giovane età è un’artista, capace, in maniera del tutto insolita per il contesto che la circonda, di lasciarsi alle spalle le problematiche dei manierismi sterili, del supporto o dell’obsoleta disputa tra figura e astrazione. Di saltare a piè pari tali piccole questioni noiose e di affrontare sin da subito quel tipo di pittura generalmente prerogativa di artisti più adulti e formati o piccoli geni come J. M. Basquiat. L’invito è a perdersi nella sua opera nutrita di figure grottesche e visioni fanta-horror, interrogandosi sulla libertà d’espressione di una ragazza che disegna con abilità notevole, decidendo di esprimersi con ben altre argomentazioni, quali la violenza e la forza del tratto.

 

 

“Hands è il suo primo ep ed è il racconto di un naufragio durato anni, in cui le mani sono approdo e distacco, polo attrattivo e repulsivo con cui si conosce e ci si fa scudo del mondo. 5 canzoni nostalgiche, in cui la cassa dritta della techno fa da contraltare alla dimensione acustica, dove voce e suoni si fondono in accordi che diventano racconti di un momento, di un istante.” (Rockit)

“Il trucco di Makai è sapere dosare e amalgamare alla perfezione suoni sintetici quasi glaciali (Sigur Ros in vacanza a Ibiza?), riff di chitarre che potrebbero essere usciti dalle mani di Devendra Banhart e una voce calda ed emotiva… melodie come venti estivi che viaggiano e portano nubi a rinfrescare la pianura” (Polaroidblog)

‘Ho sempre lavorato in maniera quasi maniacale ma allo stesso modo disordinata ad una quantità infinita di samples, idee e bozze, probabilmente la coerenza stilistica che volevo ottenere l’ho riconosciuta comprendendo come utilizzare la voce e la chitarra e di conseguenza abbandonando per un po’ il computer, ci sono dei brani che chitarra e voce funzionano particolarmente e se l’approccio è quello di scrivere “canzoni” resta la regola più antica di sempre.’ (Makai per Morgendorffersummercamp)

‘Il lavoro del sound designer, cinematograficamente parlando, è quello di dare corpo alle immagini tramite il suono. Musicalmente parlando, mi piace pensare che Tatoli abbia lavorato ad “Hands” proprio con il piglio del sound designer, perché quello che io ci ho sentito è esattamente questo: l’estrema cura, la voglia di catturare il dio che vive nei dettagli, tutto quello che sta sullo sfondo e non cogli al primo ascolto, ma di cui non puoi fare a meno. Il risultato sono cinque paesaggi sonori in cui ci si può perdere. Letteralmente.’ (Rockol)

Programma Mostre Opera Commons – Novembre/Dicembre 2016:

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